Pocillopora rosa

Pocillopora rosa

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Descrizione

Piccolo antozoo coloniale, appartenente all’ordine degli Exacoralli Madreporari o Scleractinia, famiglia delle Pocilloporidae; endemico nel Mar Rosso, nell’Oceano Indiano e nell’Oceano Pacifico.
I singoli individui, di una grandezza oscillante da 0,5 ad 1,5 millimetri, presentano un corallite calcareo e poroso, di forma tubolare; entro il corallite è situato il corpo dell’Antozoo, detto colonna, con sei setti primari fusi con la columella, e, a volte, sei corti setti secondari; in cima alla colonna si apre l’orifizio orale, circondato da sei piccoli tentacoli.
I coralliti della colonia, fusi insieme per quasi tutta la loro lunghezza, hanno una crescita non uniforme cosicchè sulla superficie della colonia sono presenti dei rilievi più o meno evidenti a forma di verruca; lo scheletro calcareo è completamente ricoperto dal cenosarco che contiene moltissime microscopiche alghe simbiotiche, del genere zooxanthellae, ed è coperto da sottili spicole calcaree solide.
Le colonne dei singoli individui sporgono appena dal cenosarco comune con le loro aperture orali, ben distinte le une dalle altre e circondate da una corolla di sei piccoli tentacoli urticanti che vengono estroflessi in condizione di scarsa illuminazione.
Il genere Pocillopora comprende 17 specie di difficile classificazione, formanti colonie che crescono in svariate forme, da globulare submassiccia, se provenienti da ambienti esposti all’azione del moto ondoso, fino a forme leggere ed arboree, se provenienti da luoghi protetti dall’azione delle onde.
I rami, con cui si protende la colonia, sono appiattiti oppure irregolarmente sottili, o ancora con la forma di una clava.
La Pocillopora damicornis, in particolare, cresce, generalmente in una forma arborea con i rami quasi cilindrici, abbastanza sottili e frastagliati, onde il nome comune, in tutti gli habitat, dalle pareti del reef esposte al moto ondoso alle paludi di mangrovie.
La colorazione del cenosarco varia dal rosa, all’arancione, al verde, al giallo, al bruno dorato a seconda della quantità di alghe zooxantelle presenti.
Le condizioni ideali per questo Antozoo sono rappresentate da un acquario di barriera ben avviato, con una illuminazione, da media a forte intensità, fornita da lampade ad alogenuri metallici o lampade fluorescenti T-5.
Per ottimizzare la loro permanenza in acquario, è consigliabile una buona qualità dell’acqua con elevati livelli di calcio e stronzio, e, inoltre, livelli di fosfati e nitrati il più vicino possibile allo zero, sono quindi consigliati frequenti ed abbondanti cambi di acqua con sifonatura del fondo e regolari aggiunte di oligoelementi.
Fondamentale per la permanenza in acquario di questa sclerattinia è invece il flusso dell’acqua intorno alla colonia, che deve essere di intensità variabile nel tempo, da lieve a molto turbolenta e proveniente alternativamente da differenti direzioni per simulare i flussi di marea presenti nel loro habitat naturale.
Queste sclerattinie in natura ricevono la maggioranza dei loro bisogni nutrizionali dalla fotosintesi clorofilliana, ma in acquario potranno sicuramente beneficiare dell’aggiunta di vari tipi di fito e zooplancton liofilizzato o, meglio ancora, surgelato, fatto rinvenire qualche minuto in acqua, preferibilmente la stessa dell’acquario, da spuzzare con una apposita siringa addosso alla colonia, di sera, quando i polipi estroflettono i loro tentacoli.
L’esperto acquariofilo si può cimentare con la sua riproduzione staccando da una colonia, ben avviata da almeno due anni, un ramo e fissandolo su di una base in metacrilato con l’apposita resina epossidica.
Appartenendo all’ordine dei Madreporari è soggetto a limitazione nell’importazione, necessita infatti di un certificato C.I.T.E.S., ma per la sua robustezza e la facilità dell’allevamento è comunque consigliabile anche per un acquariofilo alle sue prime esperienze con l’acquario di barriera.

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